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Quaderni on line di andata e ritorno…a Cuneovualà 2020 (quarta puntata – Claudia Manini)

[rubrica a cura di Ivana Mulatero, ideatrice e curatrice della rassegna Cuneovualà]

I carnets sono una forma d’arte che consente un’esplorazione nei luoghi reali e in quelli dell’immaginazione attiva, come non mai sollecitata in questo lungo momento di tempo sospeso. Claudia Manini come una musicista minimale, procede per minime variazioni di ritmo, di profondità, di velature, di timbri cromatici, su minuscoli paesaggi, tutti ad acquerello su carta cotone 100%, nel rigorosissimo formato del quadrato, di cm 15 x 15, tipo una lunga sequenza di scatti polaroid che illuminano un diario di viaggio interiore.

Non importa il soggetto, è fondamentale il gradiente di bellezza che esso contiene, che preesiste a chi lo vede, lo osserva e lo ricrea.

Claudia Manini – acero 1

Gli aceri sono dal vero. Ogni albero rappresenta il carattere ciclico dell’evoluzione cosmica, così densa di tradizione e tuttavia sempre nuova al cospetto di un ennesimo sguardo che sa trarre, come già altri prima di lei/lui, la bellezza, la remissività, la potenza.

Claudia Manini – acero 2

Non aveva forse riconosciuto Joyce Kilmeer: “Credo che non vedrò mai una poesia bella come un albero (…) Le poesie sono fatte da sciocchi come me, ma soltanto Dio può fare un albero”; in contrappunto all’osservazione di Rabindrath Tagore per il quale: “Gli alberi sono lo sforzo infinito della terra per parlare al cielo in ascolto”.

Claudia Manini – capitozzatura

Claudia Manini è di nuovo alle prese con una serialità figurativa, uno schema che si ripete ma su un cartoncino 20×20 cm, a china ed acquerello. Nella quarantena è accaduta la potatura, l’attesa e la preparazione ad una nuova rinascita, quella che si forma sull’epidermide del tronco scapitozzato. Un timido e soffice muschio spunta impertinente.

Claudia Manini – muschio

Un po’ fumetto, un po’ illustrazione: la radice che s’intreccia all’edera è un bel connubio di segni che lasciano molto spazio al dialogo tra pieni e vuoti, tra i bianchi che sembrano calce solidificata, come i corpi porosi e pietrificati di Pompei, e i neri taglienti come lame. L’albero mette in comunicazione i tre livelli del cosmo: quello sotterraneo, per le radici che scavano le profondità in cui affondano; la superficie della terra, per il tronco e i primi rami; e i cieli, per i rami superiori e la cima attirata dalla luce del sole.

Claudia Manini – radici
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