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Quaderni on line di andata e ritorno…a Cuneovualà 2020 (ventinovesima puntata – Gian Vittorio Plazzogna)

[rubrica a cura di Ivana Mulatero, ideatrice e curatrice della rassegna CuneoVualà]

Chi è generalmente un viaggiatore? si chiedeva Jules-Amédée Barbey d’Aurevilly. Un uomo che se ne va in cerca di un po’ di conversazione in capo al mondo, la naturale risposta. Non troppo diversamente da quanto accade nelle pagine del taccuino di Gian Vittorio Plazzogna dove le vedute, ampie e panoramiche, provano a raccontare l’emozione di una visita alla città di Lisbona, abbracciando con lo sguardo il brulicare delle persone che chiacchierano ai tavolini, sorseggiando sangria sotto gli ombrelloni di Largo São Rafael in un giorno assolato di fine agosto 2018.

A differenza dei turisti che non sanno dove sono stati, i viaggiatori non sanno dove stanno andando (Paul Theroux), ma proprio per questo tengono allertati i loro sensi alla ricerca degli indizi in grado di rilevare l’incontro inaspettato. Sulla pagina si distendono le campiture lievi ad acquerello che restituiscono le forme dell’antica casa Zé da Vda a Porto, posta in evidenza tra i complementari gialli e viola.

La morbidezza diafana della palette di colori scelta da Plazzogna per racchiudere la veduta del villaggio più portoghese del Portogallo, Monsanto, è dovuta a una velatura della Storia che si adagia pacatamente a diaframmare lo sguardo posato sull’antico borgo. Come supponeva Cees Nooteboom, sebbene non avesse elementi certi per dimostrarlo, nel mondo ci sono luoghi in cui un arrivo o una partenza vengono misteriosamente moltiplicati dai sentimenti di quanti nello stesso luogo sono arrivati o di là ripartiti. Proprio come i cavalieri templari che abitarono nella Monsanto arroccata tra i “boulders”, che a Plazzogna sembrano uova gigantesche di granito grigio.

È chiaro che non la fontana monumentale e non i palazzi storici e quelli moderni, sono l’attrazione principale di Piazza Rossio. Per Plazzogna, questo luogo di Lisbona ha una sua propria identità rappresentata dalla decorazione della pavimentazione stradale, a onde continue, flessuose e barocche. Come se il mare avesse raggiunto la piazza e ogni cosa galleggiasse su di esso. Comprese le cinque persone che paiono indecise sul da farsi.

Lisbona è nota per alcune cose caratteristiche. Potrebbero essere scontate, ma non lo sono, se pensiamo ai tram nei pressi di Praça Martim Moniz. Secondo Plazzogna, ma non è il solo a pensarlo, i tram sono il miglior modo di vivere la città. Il loro muoversi a saliscendi, agganciati ai fili elettrici resi con tratti sottili e narrativi, suscita l’impressione di una “scena tipica”. L’istantanea di una città colta in una situazione speciale in cui lo straordinario si unisce all’ordinario.

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