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Quaderni on line di andata e ritorno…a Cuneovualà 2020 (nona puntata – Paolo Bernacca)

[rubrica a cura di Ivana Mulatero, ideatrice e curatrice della rassegna CuneoVualà]

Il “tutti a casa” di Paolo Bernacca si apre su una doppia pagina di un modulato tratteggio che rende con un cenno netto di nero grafite gli spigoli dei ripiani della libreria per poi slontanare sulla parete un grigio leggero. L’unica nota di colore, nel quieto interno domestico, il maestoso faro incorniciato, quasi una colonna tortile barocca ritagliata su un cielo azzurro. A guardarlo, si capisce cosa vuole dirci Bruce Feiler quando scrive: “…che ci sono viaggi che scegliamo noi, e che ce ne sono altri dai quali veniamo scelti”. Il faro fa da guida a questo viaggio e sceglie lui i viaggiatori.

Paolo Bernacca – tutti a casa 1

È interessante accompagnare le pagine con un alfabeto della quarantena a cui corrispondono determinate parole così ricorrenti da non essere le stesse, ma altre. Da capire, da appuntare come coleotteri spillati, in colonna, capitanate da iniziali in elegante stile tipografico bodoniano o manuziano. La ricerca di un nuovo senso che corrisponda al vissuto. Un vissuto di affetti moltiplicato dal riflesso delle foto ricordo nello specchio.

Paolo Bernacca – tutti a casa 2

Il 22 marzo è una giornata raccontata dalla matita che scende nello studio e fa un rapido giro intorno al tavolo dove sono lasciati con noncuranza fogli, quaderni e libri aperti. Un puntuale riesame di ogni cosa.

Paolo Bernacca – tutti a casa 3

Accanto all’alfabeto della quarantena, una raccolta tipologica di orologi della casa annotati con fare minuzioso per far emergere le particolarità, che sono davvero uniche. Dall’orologio faro – ancora il faro! – alla “similcipolla” da tasca o da muro, uno pseudo cucù con due pesci al posto dell’uccellino, il grande puzzle con le lancette, e cosi via. Oggetti che scandiscono il rituale del tempo che scorre, diverso per ognuno di loro, e anche se c’è chi riporta l’ora esatta, uno solo, non interessa a nessuno sapere quale sia, perché il tempo non è più quello degli orologi ma di un eterno presente, sempre uguale a se stesso.

Paolo Bernacca – tutti casa 4

E si arriva ad aprile con le scoperte. I libri sono degli indovini che non esauriscono mai la capacità di offrire nuovi vaticini, così come l’asprezza e la ruvidità di una corteccia d’albero non è priva di quella tenerezza germinale da dove possa germogliare una nuova vita.

Paolo Bernacca – tutti a casa 5

Il gioco dell’associazione di parole continua, da “umanità” a “volontari” che hanno una fisionomia nel volto raffigurato su uno sfondo tricolore. Anzi, è proprio il viso di una donna impegnata a curare, a creare un forte senso di solennità alla bandiera con il bianco della sua bardatura di sicurezza.

Paolo Bernacca – tutti a casa 6

Un volto e un viale. Uno sguardo che riflette. Un autobus che passa. Dal tempo di una posa all’istantaneità di un elemento che interviene nell’immobilità e nel silenzio inquadrato dalla finestra.

Paolo Bernacca – tutti a casa 7

Una doppia pagina nata per una data simbolica che occupa graficamente tutte e due le ante del quaderno. Il 25 aprile, che chiude momentaneamente la narrazione, raccoglie le musiche, le note, gli accordi per chitarra e i passi compunti da un uomo con mascherina. Tanti gli elementi in gioco da far supporre a una prima idea per un futuro manifesto dell’insolito e solitario omaggio alla Resistenza e alla Liberazione in un anno particolare.

Paolo Bernacca – tutti a casa 8
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