mostrenews

Vegetali Impossibili di Andrea Armagni a cura di Ivana Mulatero | grandArte 2022 HELP: inaugurazione sabato 2 luglio ore 17

Fondazione Peano partecipa a grandArte 2022 HELP con 
Vegetali Impossibili, personale di Andrea Armagni a cura di Ivana Mulatero
dal giovedì alla domenica ore 16-19, ingresso libero e gratuito

Le pagine dei quaderni di Andrea Armagni sono il primo ricettacolo di un affioramento ideativo su organiche superfici giallastre o bianco ocra, non fogli ma fibre di cellulosa la cui quintessenza rimanda ai taccuini per appunti artigianalmente assemblati. La carta, materia basica su cui si forma in lui l’attitudine di perito grafico alla Vigliardi Paravia di Torino – la prima scuola in Italia che si fonda nel cinquecentenario della nascita di Giovanni Gutenberg – mantiene nel tempo un fascino che accresce lo studio degli elementi grammaticali del campo visivo. Accadimenti non accidentali come un punto su un foglio diventano un universo di narrazioni e con esso anche la nascente società dei consumi, negli anni caldi della contestazione studentesca, trova una prima oggettuale e iconica ritualità con la fucina creativa di Armando Testa – meraviglioso il suo Punt e Mes con una rossa sfera e mezza magistralmente illuminata e astratta e nel contempo concreta sintesi di una goccia di liquore che cade – alla quale partecipa attivamente Armagni divenendone il direttore creativo di agenzia. Grafica pubblicitaria, ideazione di copertine e manifesti, sempre a fianco di uno scandaglio in profondità delle pulsioni creative, mediante sperimentazioni con il colore fluido, gli inserti di carte fotografiche, la bi-tridimensionalità dei materiali. Una manualità che raccoglie il sapere del fare – a volte estratto dalla materia stessa – per raggiungere l’essenzialità visiva di una forma. Da novello Gutenberg, compone i singoli caratteri della sua multiforme opera con il gesto minimale che ripete all’infinito una texture di segni per simulare una pagina di una rivista, come estrae dalla natura le forze generatrici formali e narrative di una vegetazione impossibile e di un bestiario stralunato. Sono raccolte illustrate di vita vegetale spontaneamente creative e ironiche o variamente assemblate soprattutto in vetro in un prediletto verticalismo che vive di leggerezza poetica e di apparente instabilità.
In mostra nella sala Ipogea della Fondazione Peano, una fitta “boscaglia” di circa una ventina di opere tridimensionali accompagnate da bozzetti inediti e un wall paper a segmenti cartacei, che alla figura dell’albero s’ispirano o dal quale traggono nutrimento per frammenti, materie naturali come tronchi, rami, foglie di magnolia e spine di rosa, esibiti senza infingimenti per entrare in un reciproco scambio osmotico con le carte di vario spessore, i filtri del vino moscato, i cocci in vetro di vecchie bottiglie e i cilindri in acciaio di fotocopiatrice, senza disdegnare gli artificiosi plexiglass o le travi dei sottotetti. Non è un accrochage neutro, generico, volutamente fine a sé stesso: letteralmente qui il termine significa “aggancio” e rimanda alle capacità affabulatorie e inventive che l’artista ha coltivato nel settore dell’advertising e del packaging per saper creare connessioni impreviste tra forme diverse. Non dissimile alle geometrie segrete indicate da Paul Cezanne in cui si celavano tutte le cose del visibile, che erano a suo dire ricondotte alle forme essenziali di sfera, cilindro e cono. La stessa regola, dopo un secolo, vale anche per le campagne pubblicitarie ideate dall’agenzia Testa, un cono che diventa il personaggio Paulista, una sfera l’abitante del pianeta Papalla.
Cos’è la scultura per Andrea Armagni? «Rappresenta l’avventura artistica di un uomo di fronte alla forma. Non propone modelli rigidi e limitati da applicare all’arte, bensì un esempio vivente di come “incontrarci” di fronte alla creatività e al mistero». Per certi versi, la giustapposizione di elementi si basa su un’armonica conciliazione di forze che proiettano l’interno verso l’esterno – si veda “Anima della foglia” (1997) o “Sbucciare il tronco” (2003) – in cui un semplice tronco si espande con una miriade di piccoli frammenti di carta, opportunatamente trasformati quasi in modo alchemico fino a sembrare candida cera o solido gesso o compatta ceramica smaltata. Niente di tutto questo, è sempre la primigenia attenzione per il supporto – un foglio da disegno, ma pure le carte stropicciate e immerse nei pigmenti colorati a sublimare la facoltà di lettura. Del resto, sia i libri d’artista come “Album cosmico”, o il “Diario medico floreale” dichiarano esplicitamente la passione per la lettura da parte dell’artista, la cui massima è: “Leggere per pensare di poter crescere”.
Una rassegna avvincente quella che sta per aprirsi alla Fondazione Peano che dischiude lo sguardo su una natura immaginata, imitata, ironizzata e ibridata, con una dominante curiosa legata alla trasparenza della materia, alla levità, al linearismo verticale, alla volontà di lasciare letteralmente un segno su carte che avvolgono i rami degli alberi, in una rincorsa tra il coprire e lo svelare. I segni, poi, per Armagni sono l’equivalente dei fili d’erba. Segni che si corteggiano, stesure di colore che non si affannano ma scivolano sulla tela o sul cartoncino, sottili giochi di forze generatrici in evoluzione e crescita. «Tutto è dovuto alla mia essenzialità visiva».

Biografia
Andrea Armagni (Torino 1949), inizia la ricerca artistica nel 1968 che svolge in parallelo all’attività come pubblicitario. Noto anche per essere stato assistente di Armando Testa, nonché direttore creativo della sua linea editoriale, tra il 1964 e il 1974 ricopre il ruolo di assistente con l’incarico di direttore creativo responsabile della linea “Grafica Editoriale” e, nei dieci anni di collaborazione, egli lavora sui brand: Angelini, Carpano, Cinzano, Ferrero, Lavazza, Perugina, Philco.
L’esperienza nel settore del packaging ha stimolato in lui il desiderio di collezionare e, negli anni, ha acquisito un nucleo di manifesti rari e originali del Novecento, una sezione di sculture africane, una raccolta simpatica di oggetti di latta e, naturalmente, un insieme di volumi ed edizioni d’arte fuori catalogo.
Creare e collezionare sono, dunque, due attitudini che s’intrecciano continuamente nella vita di Armagni e restano alla base anche delle sue creazioni, dapprima su carta, con interventi pittorici e a smalto, poi gli sperimentali collage includendo la fotografia e, infine, dal 1993 si affaccia la scultura che è ormai uno dei linguaggi espressivi favoriti.
A tempo non perso ma calcolato su scelte molto personali, si dedica a editare una rivista d’arte “KKA – Kalòs Kai Agathòs”, a partire dal 1997 fino ad oggi, che rappresenta un atto d’amore su ciò che è bello e buono nell’arte ma non solo.

visualizza il pieghevole della mostra

visualizza la cartolina-invito

Condividi su: