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Quaderni on line di andata e ritorno…a Cuneovualà 2020 (ventitreesima puntata – Roberta Neretti)

[rubrica a cura di Ivana Mulatero, ideatrice e curatrice della rassegna CuneoVualà]

“Non proprio un taccuino di viaggio – ci tiene a precisare Roberta Neretti – ma solo qualche disegno, qualche appunto colorato di alcune giornate, di un tempo improvvisamente vuoto che si riempie di lavoretti casalinghi, di quel libro che non avevo letto e anche, certo, di disegni.
Disegni per fissare alcuni momenti; la fila per la spesa che diventa un’occasione di uscita”, dove le ombre si muovono a complicare la sequenza ordinata, oppure sono le proiezioni di una folla che non c’è, in attraversamento scomposto di una geometrica infilata di portici bolognesi.

Roberta Neretti – la fila per la spesa

“Gli spazi di casa che guardo con occhi diversi”. Molto puntuali e ben scanditi gli oggetti, con una loro consistenza d’essere definita dai segni a matita che tirano a contornare e a definire il ritratto di ognuno.

Roberta Neretti – il mio angolo

“E se voglio allontanarmi un po’, ci sono sempre i ricordi del viaggio a Procida fatto esattamente un anno fa e le foto che, finalmente, diventano disegni”. La collezione di architetture dell’isola di Arturo, il romanzo con cui Elsa Morante vinse il Premio Strega 1957, hanno la pregnanza di esseri viventi, un po’ sghembi, malmessi, consumati dalla vita, ma ancora in piedi.

“Anche guardare fuori dalla finestra, in questi giorni di aria e silenzio, è uno spunto per qualche disegno”. L’occhio sorvola e riconosce in modo ancora una volta diverso, ciò che è sempre in posa. Di nuovo architetture, questa volta bolognesi, quelle di vita quotidiana, tutte strette le une alle altre, come campi di colore di un’unica bandiera.

“E, qualche particolare, proprio lì, vicino vicino, mi colpisce: una linea, un ombra, un colore”. Null’altro che una luce accecante intrappolata nei grigi chiaroscurati della matita a cui fa da contrappunto un breve triangolo di cielo azzurro.

Roberta Neretti – oggi il cielo lo guardo così

“Quando finalmente mi posso allontanare, c’è la collina. Salgo verso S. Luca ad annusare un po’ di primavera così bella e piena di sole in questi giorni strambi”. È diverso, questo disegno, dagli altri, conserva l’impronta di un occhio in movimento, che s’inoltra nelle strade, trasognato di fronte a tanto apparire.

Roberta Neretti – San Luca

“O mi allungo verso Piazza S. Francesco il martedì mattina: ha ripreso il mercatino dei fiori. Quasi normalità”. La solennità delle facciate storiche che fanno da quinta scenografica ai rituali sociali, è l’immediato confronto visivo, o meglio, è la contrapposizione tra il molto esteso e l’infinitamente piccolo come un petalo di fiore.

Roberta Neretti – P.zza San Francesco, il mercatino dei fiori

“Poi c’è la città che, a ripercorrerla dopo questo tempo, mi sembra di vedere per la prima volta”. Nelle ultime settimane di maggio, le architetture “polleggiano” alla luce del sole. Anche loro amano ogni tanto un po’ di dolce far niente. E a Bologna, il dolce far niente, viene celebrato alla quintessenza con un termine che non trova riscontro nella lingua italiana.

“Arriva anche il momento di una giornata che ho desiderato tanto nei giorni scorsi: sole, vento, IL MARE”. I “capannisti”, coloro che si occupano del patrimonio dei capanni da pesca dell’Emilia Romagna, piccole abitazioni in precario, con le loro grandi reti che si levano sugli specchi d’acqua delle zone umide, qui non si vedono, ma sono parte integrante di un luogo da immortalare su taccuino, salvaguardandolo come segno di un paesaggio sopravvissuto nei secoli. Un punto fermo per rinnovare lo stupore del mare.

Roberta Neretti – Cervia, il bilancione
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